Stavo guardando Inter Miami-Palmeiras e al gol di Suarez ho avuto questo pensiero che oggi vorrei condividere co voi.
Luis Suárez non corre più. O meglio: corre meno, corre diverso.
Ma l’altro giorno ha segnato un gol con che sembrava uscito da un’altra epoca. Un’azione lenta, quasi prevedibile, eppure risolutiva. A due all’ora, sì — ma con quella pulizia tecnica, quella scelta di tempo, quel tocco giusto che non si insegna. Quello che o ce l’hai o non ce l’avrai mai.
Mi ha fatto sorridere, quel gol. Un sorriso misto tra nostalgia e rispetto. Perché il Suárez di oggi non è il Suárez di Liverpool, né quello furioso del Barcellona. Eppure, in quell’istante, lo era di nuovo. Qui sotto ti lascio il video.
Il Pistolero è sempre stato un attaccante “sporco”. Un centravanti che mischiava talento purissimo a istinti primordiali. Che segnava gol impossibili e poi litigava col mondo. Che ti faceva innamorare o ti faceva arrabbiare, ma mai ti lasciava indifferente.
La sua grandezza stava anche lì: in quell’imperfezione autentica, in quella fame che sembrava inesauribile. Il classico giocatore che, se avesse giocato nella tua squadra, lo avresti amato alla follia. Ma se lo avevi contro, lo odiavi con lo stesso ardore.
E oggi che ha 37 anni, quella fame si vede ancora. Ma è diversa. Non ha più la rabbia di vent’anni, ma la lucidità di chi ha visto tutto. Oggi Suárez non gioca più per dimostrare. Gioca per godersi gli ultimi capitoli. Ma non ha smesso di essere decisivo, non ha smesso di essere Suárez.
Il gol a due all’ora
Il pallone gli arriva, spezza un raddoppio di prepotenza, quasi da sfondamento. Poi arriva quella finta. La sua finta. Quella con il pallone un po’ fuori disponibilità e fuori linea (se tracciassimo una linea che collega il corpo di Suarez e quello del difensore). Lui però arriva, anche a due all’ora, per arpionare ‘sta palla, portarsela sul mancino e scaricare uno scaldabagno senza neanche guardare la porta.
Allora lì pensi: ok, le gambe non sono più quelle. Ma la testa — e soprattutto i piedi — parlano ancora la stessa lingua.
È come vedere un vecchio ballerino che non può più saltare come prima, ma che con uno sguardo, con un gesto minimo, ti emoziona più di mille acrobazie.
Viviamo in un calcio ossessionato dai numeri: chilometri percorsi, sprint, pressione alta. E va bene così, fa parte dell’evoluzione. Ma ogni tanto serve ricordarsi che il calcio è anche altro.
Che il talento non si misura in watt o in grafici GPS. Che certi giocatori non sono “utili”, sono semplicemente magici.
Luis Suárez, oggi, ci ricorda che il talento non va in pensione. Si trasforma, cambia ritmo, ma non smette di parlare. E quando parla, chi ama il calcio si ferma ad ascoltare.
Ti lascio qui sotto un tweet che mi ha fatto davvero sorridere.
Capitolo Sorare
Forse è anche per questo che su Sorare continuo a inserire in rosa certi giocatori “vintage”. Giocatori che magari hanno smesso di essere mainstream, ma che ogni tanto tirano fuori una giocata da copertina. Che magari non fanno 100 punti ogni settimana, ma ti fanno battere il cuore quando li vedi in campo.
Su Sorare puoi scegliere di puntare solo sulle next gen. Ma puoi anche costruire una squadra che racconta qualcosa di te. Dei tuoi ricordi, dei tuoi idoli, dei tuoi sogni.
Sorare è questo per me: giocare, ma anche sognare. Unire la strategia alla passione, le statistiche ai sentimenti. E quando tutto si incrocia — quando metti un vecchio campione in campo e lui ti ripaga — non c’è punteggio che tenga.
C’è solo quella sensazione rara e bellissima: averci creduto, ancora una volta.
Suarez oggi lo trovi a questo prezzo sulla piattaforma.
Mentre cliccando sulla parola GUIDA ti si aprirà la guida completa al gioco!
tvb, Edo